lunedì 17 novembre 2014

B. Cugusi un artista poco conosciuto

In poco più di una decina d'anni, fino alla morte, nel 1942, si svolse la maggior parte della breve e sfortunata carriera di un artista di grande spessore, il pittore Brancaleone Cugusi nato a Romana in provincia di Sassari nel 1903. Un pittore troppo in fretta dimenticato o mai abbastanza stimato e di conseguenza oggi quasi sconosciuto ai più. Eppure le sue opere sono di una qualità tale da farne uno dei protagonisti dell'arte degli anni '30, un periodo caratterizzato ancora dal cosiddetto "ritorno all'ordine" di cui si fece interprete principale il movimento "Novecento". I valori a cui si faceva riferimento comprendevano la semplificazione formale ispirata ai primitivi giotteschi fino alla purezza di Piero della Francesca, nell'affermazione di quei valori morali e sociali che si rifacevano alla famiglia, al lavoro e poi alla classicità e grandezza del passato. Cugusi non si sottrasse a questa influenza ma nella sua pittura non c'era nulla di ideologico solo il desiderio di esprimere l'interiorità dei suoi personaggi, la loro dignità, la loro forza morale, la loro fragilità, la loro fierezza, ecc. E per farlo si servì di tutti i mezzi della pittura tradizionale e del linguaggio più adatto a rendere la drammaticità così apparentemente pacata e silenziosa che emanano i suoi quadri. In prevalenza si tratta di ritratti di parenti, amici e conoscenti più alcuni paesaggi solitari, cupi e tristi dalle tonalità dorate in atmosfere crepuscolari. Ma il suo interesse maggiore è sicuramente per la figura umana che rappresenta nelle pose e nei gesti più semplici e naturali ma con un impianto solido e forme precise e nette che emergono da sfondi scuri e anonimi  di una povertà che contrasta con i personaggi in primo piano, sempre di grande ricchezza di forme e colore. Personaggi che negli occhi hanno sempre un velo di malinconia mal celata, quasi mai un'espressione serena in quei volti su cui si legge un'inquietudine interiore, spesso una rassegnazione alla propria condizione vissuta, però, con dignità e consapevolezza. Fin dai primi quadri si nota che Cugusi lascia alla luce il compito di costruire drammaticamente tutta la figura attraverso contrasti netti, è stato detto una luce"caravaggesca", anche se con una pittura levigata e ferma che man mano si fa sempre più materica, prima a mezza pasta, poi a tutta pasta, che rende la superficie ruvida e scabra, la luce sempre più intensa a creare contrasti sempre più forti e ritmi serrati, spesso favoriti dai panneggi sapientememnte organizzati, tutto immerso in un gioco di luci e ombre di grande ricchezza tonale, che creano tensione e costruiscono lo spazio contribuendo a definire drammaticamente i volumi, cosicché le figure, a volte colpite, altre volte accarezzate da quella luce così interiorizzante, possano risaltare in tutta la loro vibrante e palpitante umanità. La vita non fu generosa con Cugusi. Dopo mille difficoltà, spostamenti e disagi, a causa del rifiuto di un sostegno da parte della famiglia benestante, proprio quando le sue ricerche cominciavano a dare i loro frutti, la malattia se lo portò via, a 39 anni, alla vigilia di quella tanto sospirata grande mostra che lo avrebbe dovuto lanciare verso le vette del panorama della pittura italiana dell'epoca.

B. Cugusi - Il fratello Guglielmo 1935
  
B. Cugusi - Contadino in verde 1938

B. Cugusi - Paesaggio lacustre 1934

B. Cugusi - Giovane col mantello 1940

B. Cugusi - Giovane vinto dalla vita 1941


B. Cugusi - Giovane con l'impermeabile 1941

B. Cugusi - Ritratto di Antonello Zintu 1941