lunedì 31 dicembre 2018

Ancora bellezza?...





  In questa fine d'anno, un anno scombinato, caratterizzato da egoismi e insensibilità crescenti, cinismo e indifferenza sempre più estesi, violenza e distruzioni per cause naturali o per mano dell'uomo; un anno così avaro di soddisfazioni che credo proprio sarà rimpianto da non molti; in questi giorni, dicevo, a volte mi chiedo se abbia ancora senso parlare di bellezza in una società così, che sembra faccia di tutto per ricercarla e apprezzarla, nelle intenzioni, salvo poi trascurarla e mortificarla, o addirittura distruggerla, nei fatti. Ma poi mi rispondo che sì, ha senso parlarne, anche se bisogna vedere cosa intendiamo per bellezza. Ogni persona ha una sua idea e quando parla di bellezza si affretta sempre a dare la propria definizione come se fosse quella universale. In realtà non esiste un concetto generale che racchiuda il senso della bellezza, poiché se così non fosse, dovrebbe esistere un modello da seguire, immutabile, mentre sappiamo bene che non è così, l'idea di bellezza varia continuamente nel tempo e nel luogo.
  La bellezza non nasce da un ideale ma da una larga serie di relazioni tra cose (e persone) e contesti diversi, maturati lungo percorsi, spesso lunghi e tortuosi, che attraversano i tempi e le società. Senza contare quel piacere istintivo e inspiegabile che si prova davanti a certe cose e non altre.


A. Bronzino

   Di volta in volta si è identificata la bellezza con l'imitazione sempre più fedele o "nobilitata" della natura; o con la raffigurazione aulica di un ideale, morale o religioso; o ancora con l'espressione, anche cruda, dei moti dell'animo umano; o con la rappresentazione della semplice realtà così come appare. E così via. Cioè la bellezza estetica e la bellezza etica (nelle sue varie componenti e declinazioni: morale, sociale, religiosa, ecc.) per semplificare. L'aspetto esteriore e il contenuto; la prima dà più valore alla superficie, la seconda alla profondità. In effetti, nelle opere d'arte, spesso le due realtà coesistono inscindibilmente e nelle proporzioni più diverse. Anzi è proprio dalla loro sapiente combinazione che sono nati i più grandi capolavori dell'arte. Più la forma aderisce al contenuto e più l'opera acquista bellezza per sintesi. 

D. Hockney

Per la verità ai giorni nostri la bellezza "etica", o tutto ciò che passa sotto questo termine, comunemente inteso come concettuale sembra avere preso il sopravvento, se non proprio l'esclusiva della rappresentazione artistica, delegando al solo contenuto il ruolo di opera compiuta, unica ragione di sé. Anche se poi il potere attrattivo è affidato alla forma, nel tentativo di tradurre la parola in segno (o oggetto o altro) ma che si riduce, spesso, in colpi “ad effetto” volti a generare clamore, con lo scopo di polarizzare l’attenzione sul suddetto contenuto. Secondo questa interpretazione del fare arte, il pensiero non è parte integrante dell'opera ma "è" l'opera, il resto conta poco, in quanto funzione del concetto. Soprattutto in un'epoca dominata dal culto dello sgradevole, del trash, delle disarmonie stridenti, dello splatter, della violenza, delle provocazioni tanto roboanti quanto spesso gratuite, fini a se stesse, di immagini vistose e grossolane in grado di colpire e soddisfare le sensibilità meno evolute, benché istruite, più elementari, alla ricerca di facile popolarità.
  Oggi i cosiddetti 'valori' che contano di più nell'arte sono i più disparati, la cui attinenza al mondo dell'estetica è spesso quanto meno discutibile e attingono ad altri ambiti e attività in nome di una caotica, onnicomprensiva "contaminazione", termine che è diventato un comodo lasciapassare per qualsiasi arbitrio, invece di essere un momento di reale confronto e arricchimento artistico, sociale e culturale. Ma per fortuna non sempre è così… La bellezza, anche estetica, è ancora fonte di ricerca e di ispirazione, la misura della creatività dell'uomo nel cercare di dare una forma alla sua visione delle cose. Perché è il filosofo che esplora gli itinerari del pensiero ma è l'artista, con la sua capacità di percepire e comprendere (anche solo intuitivamente, a volte) la realtà nei suoi differenti aspetti e livelli, che ti accompagna per mano attraverso i sentieri e le forme di un mondo e di un'umanità da scoprire e condividere, alla ricerca di verità e bellezze possibili. L'esperienza sensoriale, in tutte le sue variabili (soggetto, contesto, relazioni...) determina l'estetica, una sintesi formale, cioè si traduce in un linguaggio artistico idoneo a comunicare idee ed emozioni. Poiché nessuna emozione può suscitare ciò che da nessuna emozione è scaturito.


V. Kandinsky

  In fondo, come già detto in altre occasioni, la bellezza non è una qualità oggettiva ma una condizione che si viene a creare per effetto di occasionali o durature interrelazioni fra soggetti, una sorta di empatia che conduce all'appagamento dei sensi e dell'intelletto. La sua forza espressiva stimola la percezione determinando così il suo potere evocativo e comunicativo e, infine, la sua ragione d'essere. Insomma, probabilmente la bellezza non salverà il mondo ma può ricordare a noi, ogni giorno, che anche essa è una ragione per cui provarci.