In questa
fine d'anno, un anno scombinato, caratterizzato da egoismi e
insensibilità crescenti, cinismo e indifferenza sempre più estesi,
violenza e distruzioni per cause naturali o per mano dell'uomo; un
anno così avaro di soddisfazioni che credo proprio sarà rimpianto
da non molti; in questi giorni, dicevo, a volte mi chiedo se
abbia ancora senso parlare di bellezza in una società così,
che sembra faccia di tutto per ricercarla e apprezzarla, nelle
intenzioni, salvo poi trascurarla e mortificarla,
o addirittura distruggerla, nei fatti. Ma poi mi rispondo che
sì, ha senso parlarne, anche se bisogna vedere cosa intendiamo per
bellezza. Ogni persona ha una sua idea e quando parla di bellezza si
affretta sempre a dare la propria definizione come se fosse quella
universale. In realtà non esiste un concetto generale che racchiuda
il senso della bellezza, poiché se così non fosse, dovrebbe
esistere un modello da seguire, immutabile, mentre sappiamo bene che
non è così, l'idea di bellezza varia continuamente nel tempo e nel
luogo.
La
bellezza non nasce da un ideale ma da una larga serie di relazioni
tra cose (e persone) e contesti diversi, maturati lungo percorsi,
spesso lunghi e tortuosi, che attraversano i tempi e le società.
Senza contare quel piacere istintivo e inspiegabile che si prova
davanti a certe cose e non altre.
|
A. Bronzino |
Di
volta in volta si è identificata la bellezza con l'imitazione sempre
più fedele o "nobilitata" della natura; o con la
raffigurazione aulica di un ideale, morale o religioso; o ancora con
l'espressione, anche cruda, dei moti dell'animo umano; o con la
rappresentazione della semplice realtà così come appare. E così
via. Cioè la bellezza estetica e la bellezza etica (nelle sue varie
componenti e declinazioni: morale, sociale, religiosa, ecc.) per
semplificare. L'aspetto esteriore e il contenuto; la prima dà più
valore alla superficie, la seconda alla profondità. In effetti,
nelle opere d'arte, spesso le due realtà coesistono inscindibilmente
e nelle proporzioni più diverse. Anzi è proprio dalla loro sapiente
combinazione che sono nati i più grandi capolavori dell'arte. Più
la forma aderisce al contenuto e più l'opera acquista bellezza per
sintesi.
|
D. Hockney |
Per la verità ai giorni nostri la bellezza "etica",
o tutto ciò che passa sotto questo termine, comunemente inteso come
concettuale sembra avere preso il sopravvento, se non proprio
l'esclusiva della rappresentazione artistica, delegando al solo
contenuto il ruolo di opera compiuta, unica ragione di sé. Anche se
poi il potere attrattivo è affidato alla
forma, nel tentativo di
tradurre la parola in segno (o oggetto o altro) ma che si
riduce, spesso,
in colpi “ad effetto” volti a generare clamore, con lo scopo di
polarizzare l’attenzione sul suddetto contenuto. Secondo questa
interpretazione del fare arte, il pensiero non è parte integrante
dell'opera ma "è" l'opera, il resto conta poco, in quanto
funzione del concetto. Soprattutto in un'epoca dominata dal culto
dello sgradevole, del trash, delle disarmonie stridenti, dello
splatter, della violenza, delle provocazioni tanto roboanti quanto
spesso gratuite, fini a se stesse, di immagini vistose e grossolane
in grado di colpire e soddisfare le sensibilità meno
evolute, benché
istruite, più elementari, alla ricerca di facile popolarità.
Oggi
i cosiddetti 'valori' che contano di più nell'arte sono i più
disparati, la cui attinenza al mondo dell'estetica è spesso quanto
meno discutibile e attingono ad altri ambiti e attività in nome di
una caotica, onnicomprensiva "contaminazione", termine che
è diventato un comodo lasciapassare per qualsiasi arbitrio, invece
di essere un momento di reale confronto e
arricchimento artistico, sociale e culturale. Ma per fortuna non
sempre è così… La bellezza, anche estetica, è ancora fonte di
ricerca e di ispirazione, la misura della
creatività dell'uomo nel cercare di dare una forma alla sua visione
delle cose. Perché è il filosofo che esplora gli itinerari
del pensiero ma è l'artista, con la sua capacità di percepire e
comprendere (anche solo intuitivamente, a volte) la realtà nei suoi
differenti aspetti e livelli, che ti
accompagna per mano attraverso i sentieri e le forme di un mondo e di
un'umanità da scoprire e condividere, alla ricerca di verità e
bellezze possibili. L'esperienza sensoriale, in tutte le sue
variabili (soggetto, contesto, relazioni...) determina l'estetica,
una sintesi formale, cioè si traduce in un linguaggio artistico
idoneo a comunicare idee ed emozioni. Poiché nessuna emozione può
suscitare ciò che da nessuna emozione è scaturito.
|
V. Kandinsky |
In
fondo, come già detto in altre occasioni, la bellezza non è una
qualità oggettiva ma una condizione che si viene a creare per
effetto di occasionali o durature interrelazioni fra soggetti, una
sorta di empatia che conduce all'appagamento dei sensi e
dell'intelletto. La sua forza espressiva stimola la percezione
determinando così il suo potere evocativo e comunicativo e, infine,
la sua ragione d'essere. Insomma, probabilmente la
bellezza non salverà il mondo ma può ricordare a noi, ogni giorno,
che anche essa è
una ragione per cui provarci.
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