lunedì 23 maggio 2016

Realtà e rappresentazione


  Le immagini, grazie alla tecnologia, ormai hanno invaso e condizionato la nostra vita a tutti i livelli. La riproducibilità a buon mercato e la conseguente diffusione di massa (temi tanto cari ai cultori della cosiddetta arte pop) ha, sì, reso accessibili e manipolabili le immagini a tutti e questo è bene ma, estremizzando, in molti casi, ne ha anche banalizzato il contenuto non elevandolo a icona di consumo, come si dice sempre, ma svilendone il significato e il valore, ovviamente a seconda dell'uso che se ne fa. Così finiamo per concedere loro occhiate rapide e distratte come se fossero scontate o superflue, non degne di un interesse che non sia breve e superficiale. Un esempio potrebbe essere l'immagine pubblicitaria ripetuta ossessivamente e incessantemente a dosi sempre maggiori per ottenere un briciolo d'attenzione. Ma è curioso anche il fenomeno della street art (detta così fa tanto fine...) in cui un'immagine su un muro, che si guarda appena passando, acquista valore e dignità quando viene ripresa e diffusa da altri media, insomma l'immagine dell'immagine, citazioni comprese. E dire che anche qui ci sono dei veri e propri talenti (pochi, per la verità) che non hanno altro modo di far conoscere la loro arte, per necessità o per scelta. E questo potrebbe spiegare, forse, l'ansia di voler connotare fortemente queste immagini attraverso forzature grafiche o tormentoni musicali, nel caso della pubblicità, o altre stravaganze varie, sperando di fare breccia non per persuasione ma per sfinimento, clamore o provocazione. Di fronte a tanta dozzinalità e conseguente caduta di gusto si spalancano le porte del qualunquismo estetico, quindi artistico, è superfluo anche dirlo, basta guardarsi intorno. L'originale si perde nel bizzarro, il bello nel grottesco, il valore nella superficialità.
  Ma la ricerca dei possibili modi di percepire o intendere la realtà implica esplorare, cioè andare oltre la superficie, penetrare in quello stato di apparente 'anonima esistenza' del reale per giungere alla 'viva presenza' . Ridare un significato alle cose, anche alle più umili e banali, scoprirne o riscoprirne le relazioni nei diversi contesti, perché è solo nel rapporto con "l'altro" che si ha la misura delle cose e degli uomini. Il "bello" non è una qualità ma un atteggiamento mentale, una forma di appagamento, un'emozione definita dal rapporto con ciò che ci circonda. 

Forse sono idee inattuali...o forse no.



L'arte che cita l'arte che a sua volta cita...l'arte, in un gioco di rimandi da un piano materiale (le case), a uno estetico-intellettuale (graffito-Botticelli), ad uno spirituale (il tempio), il più lontano. Ma forse è solo un paesaggio urbano.

Urban landscape - Paesaggio urbano







L'ottusa quiete delle rocce viene interrotta dall'inaspettata presenza delle scarpe femminili ma queste, soprattutto, evocano una più enigmatica presenza-assenza.

The shoes - Le scarpe