domenica 11 febbraio 2024

 

AVANZI DI MEMORIA


Tutto ciò che è causale molto in fretta è riassunto nella

ragione del cosmo e la memoria d’ogni cosa molto in fretta si inabissa
nell’eternità.
Marco Aurelio


   Un suono, un odore, un frammento di un’immagine, una vecchia foto, un senso di déjà-vu e subito ti senti catapultato in un altro mondo, il tuo o, almeno quello che credi essere stato il tuo in un altro tempo, forse in un’altra dimensione, secondo ciò che ha conservato la memoria e in che modo lo ha custodito.
Non la memoria con la emme maiuscola, quella degli eventi fondamentali ma quella spicciola, dei piccoli ricordi quotidiani o occasionali, sedimenti o cascami di un vissuto più o meno sbiadito, a seconda di quanto è lontano nel tempo.
Una scena nitida, con tutti i dettagli (più verosimilmente ricostruita dalla mente sull’onda dell’enfasi accresciuta via via nel corso del tempo) o solo un’evanescente atmosfera confusa, con qualche volto o un luogo appena accennato.
Un gesto senza apparente senso, chissà di quale giorno faceva parte, forse uno qualunque. E perché proprio quello e non qualche altro, magari più significativo, più degno di passare la selezione del tempo?
Probabilmente il ricordo segue una logica imperscrutabile, una “non logica” che tende a far rivivere in forma nuova emozioni e sensazioni antiche, uno strano desiderio inconsapevole di riassaporare una particolare gioia o l’accanimento inspiegabile (quello che non si toglie mai dalla testa), involontario e perverso per una sensazione spiacevole, un dolore, piccolo o grande che apre uno squarcio su un frammento di vita che altrimenti non avrebbe avuto altro motivo di essere ricordato.
Una strada assolata, polverosa che viene dal nulla e nel bianco indefinito si perde. Deserta, si srotola su uno antico scorcio urbano incolore, dall'anima morta, che emerge dalla memoria e si mescola alla città moderna. Le immagini si sovrappongono, i tempi si fondono in una dimensione “altra”. Una scena in cui riaffiorano a poco a poco frammenti confusi di vita antica.
 
 
Memories 2


 
Una di quelle domeniche pomeriggio imbalsamate in cui scompare anche quel poco traffico che c'è di solito. I passanti, quando appaiono, si muovono come marionette che recitano per il rituale passeggio con relativo gelato, interrotto da qualche raro incontro.
Nell'aria gli olezzi di saponi ordinari e profumi dozzinali hanno già preso il posto degli odori tipici della cucina domenicale. Le rare chiazze di colore, un vestito, un'insegna, un manifesto o il brandello che ne rimane, fanno risaltare maggiormente il grigiore di tutto il resto, intorno.
La noia si taglia a fette, il tempo rallenta, la tristezza monta. Tutto è così soffocante. Sembra di stare in una bolla surreale. Finché anche il giorno decide che è abbastanza, si incupisce. Non senza, però, un ultimo sussulto di “vita”- si fa per dire. Echi di musica confusi rimbalzano, ovattati; qualche bagliore colorato riflesso sui muri delle case in lontananza, rivelano la presenza, da qualche parte, di una piccola giostra di passaggio che gira stancamente.
A volte non sai esprimere questo disagio, lo subisci senza reagire, mentre gli altri magari pensano che ti stia divertendo - Non c'è cosa più triste di un divertimento forzato, per abitudine.
Tutto è rarefatto, a tratti nebuloso, un clima deprimente, un rimescolio di sensazioni a volte sgradevoli, ma a volte anche tenere e struggenti di cose o chi non c'è più. Un turbinio di emozioni, immagini che si inseguono nella mente fino a dissolversi in una miriade di coriandoli di malinconia di un pomeriggio di un giorno di festa. Fino alla prossima volta... Chi non ha almeno un giorno simile, in qualche maniera, a qualsiasi età, nella propria memoria?
Le suggestioni dei ricordi creano strani effetti di distorsione di prospettiva temporale e spaziale nell'immaginario. Spesso si invertono i tempi, i luoghi si scambiano facilmente, gli eventi si accavallano, a dispetto della granitica certezza che ci siamo costruiti. Dettagli nitidissimi vanno a collocarsi in momenti e contesti incerti, diversi dai propri ma verosimili o compatibili. Sono tessere di un puzzle in gran parte incompleto, inutile dirlo, che facciamo combaciare a forza, pur di non perdere un frammento prezioso della nostra vita.
È una mappa necessariamente lacunosa della nostra esistenza di cui sopravvivono un certo numero di tappe i cui percorsi non sono sempre intelligibili. Quelle importanti quasi sempre non mancano, ovviamente, ma quelle che lasciano un segno, emotivamente, spesso sono altre, inspiegabilmente.
Insignificanti, anonimi momenti che per qualche ragione si fissano, danno colore e vita al passato, ignorando la gerarchia degli eventi. Forse è per questo che, per esempio, guardando una foto o uno spezzone superstite, più che l'occasione che l'ha generato, si ricorda più facilmente qualche dettaglio o qualche momento secondario, poi qualche altro e così via, come cerchi concentrici che si allargano sempre di più. 
 
 
 
Memories 3

 
Infatti un'immagine racchiude in sé molto più di quello che rappresenta, spesso è la punta di un iceberg che racchiude nel profondo molti più ricordi e spesso anche un po' diversi da quello che crediamo.
Così anche il semplice contatto fisico può risvegliare sensazioni dimenticate. La superficie liscia o retinata, lucida o satinata, i bordi consumati toccati chissà quante volte e da chissà quante mani. I segni del tempo, gli strappi, impietosi morsi della vita, le spaccature che si allungano serpeggiando sulla superficie, metaforiche e tangibili ferite della memoria, cartacea e non solo. Così anche il vissuto di una foto o film andrà a far parte della storia, scandendo i tempi dei ricordi, in maniera tale che ogni volta possa raccontare la sua storia arricchendola di nuovi passaggi e magari facendo emergere qualche particolare finora rimasto allo stato latente, risvegliando altre emozioni. Memoria della memoria.
Lo stesso non si può dire delle immagini digitali, algide, apparentemente incorruttibili, sempre uguali a se stesse, senza storia ma altrettanto fragili e con la pretesa di potere replicare indefinitamente quel tempo, spersonalizzate, negando così quel legame, quello scopo per cui vengono create.
Solo le cose che possono testimoniare il loro viaggio nel tempo hanno quella magia di rimetterci in contatto fisico, insostituibile, col passato, qualunque esso sia. Ricordi gioiosi o tristi, noiosi o malinconici ma sempre preziosi, anche quando risultano amari e sgradevoli e vorremmo cancellarli, illudendoci, in questo modo, di non averli mai vissuti.
Sentimentalismi giovanili o magari nostalgie in un'età in cui i ricordi superano, ormai, le speranze e si affacciano i primi rimpianti che altro non sono che il desiderio di poter ricordare cose che avrebbero potuto essere e, invece, non sono mai state - ma forse si è ancora in tempo... chi lo sa! - Memorie incerte o distratte trovano sostegno e conforto in poche immagini, mentre altre, un po' più solide e lucide, ne traggono conferme e spunti per rievocare un passato ancora nitido nella mente, o così sembra.
 
 
Memories 1

 
È comprensibile cercare di conservare e, di conseguenza, tramandare qualcosa di sé superando quel limite imposto dalla natura che, ineluttabilmente, tutti conduce all'oblio. Proviamo allora a ingannare il tempo, velleitariamente, salvando almeno l'immateriale, il pensiero, l'immagine, in questo caso, perpetuando con essa tutto ciò che può evocare. Immagine a cui affidiamo i nostri ricordi pensando, così, ingenuamente, di prolungarne la durata, illusorio bisogno atavico di accaparrarci qualche briciola di immortalità.
Così, quando, per esempio, guardiamo una vecchia foto con tenerezza, benché nulla ci impedirà mai di aspirare all'impossibile (non si reprimono i sogni), ci rendiamo conto che è lo sforzo della memoria che, in un disperato tentativo di sopravvivere, si aggrappa al tempo mentre il tempo la consuma.