domenica 24 novembre 2019

Trasfigurando



Saggio non è nessuno
che non conosca il buio
che lieve ed implacabile
lo separa da tutti.
Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è solitudine.
Nessun essere conosce l'altro
ognuno è solo.
 

H. Hesse


  
  L’aria è ancora frizzante, in un primo pomeriggio di fine inverno, anche se il sole comincia a scaldare, sotto un cielo azzurro intenso con una leggera voglia di turchese come solo al sud si vede, in certe ore. Il silenzio sembra più largo e profondo, appena interrotto da qualche leggero, lontano rumore ovattato che amplifica le distanze.
  L’atmosfera è di quelle che inducono un po’ al torpore, un po’ alla riflessione. A volte ne viene fuori una sorta di più o meno lucida astrazione in cui la realtà trasfigurata acquista un altro aspetto, un altro peso, forse anche un altro valore.
  I pensieri si spogliano per un momento dei veli della quotidianità. Tutto viene filtrato da quel silenzio liberatorio. Si scoprono dettagli prima trascurati o ignorati, si esplorano sentieri mai percorsi, si trovano chiavi di lettura mai immaginate, normalmente.
  È un’atmosfera in cui magari si (ri)affacciano problemi ai quali non hai mai trovato una soluzione, (ri)emergono temi non affrontati, col pretesto che non avevi tempo… e ora che ce l’hai? E con la stessa leggerezza divaghi da un tema all’altro, ipotesi e soluzioni si rincorrono e si accavallano.
  E intanto quelle figure stanno lì, ferme nel loro cammino, non sanno dove vanno, cercano quanto meno un percorso. Eppure ce le ho messe io su quella tela. Sono ancora incompiute nella fattura e nel senso, la meta non si vede e non si sa nemmeno quale sia, sempre che ci sia. 
  Tutto è abbozzato, in attesa che un filo logico o una qualunque motivazione emerga da quel crogiolo di ambiguità, di ignoto, di incertezze da cui esse si sono materializzate. Personaggi in cerca di destinazione, si potrebbe dire, parafrasando altri ben più importanti “Personaggi”. 
  Ma a volte l’arte ha delle ragioni tutte sue che sfuggono alla comune comprensione per cui non c’è da sorprendersi se nemmeno io, al momento, so districarmi da questo groviglio...certo è che non deve essere piacevole, per loro, ritrovarsi in un non luogo, insieme ad altri sconosciuti altrettanto indefiniti, involontari e indifferenti compagni di viaggio, sperando nell'intervento di qualcuno o qualcosa che li “risolva”. Un'incompiutezza che si spera temporanea ma che rischia di divenire lo stato definitivo di un'esistenza. 
  Chi, almeno una volta, non si è sentito magari appagato nel particolare quotidiano ma irrisolto e insoddisfatto nella (e della) vita, nel suo complesso?
  Forse dipende anche da momenti così, banale routine giornaliera interrotta improvvisamente causa sospensione lavori, per mancanza di prospettiva! O forse è il contrario. Certo è che il 'non finito' della vita non è proprio affascinante come il 'non finito' dell'arte il quale suggerisce, evoca più che affermare, permette di cogliere l'essenziale, tralasciando il resto. No, quello è frustrante, genera conflitti tra aspirazioni mancate e rimpianti inutili, tra desideri di rivalsa e rassegnazioni. E senza altri stimoli o nuove motivazioni rischi di perdere quel minimo di personalità faticosamente costruita o di non trovarne mai una, di ricadere o, peggio, di rimanere in quell’anonimato che si vive senza infamia e senza lode, come suole dirsi, basta seguire la corrente.
  D'altra parte la mediocrità è più rassicurante e meno dispendiosa. E soprattutto non richiede particolare coraggio.
  Ma basta divagare, occorre aprire un varco in questo immobilismo sonnolento e lasciare che l’immaginazione segua il suo corso.
  Avrei potuto porli in discesa per agevolargli almeno il cammino - ma no, non si ottiene nulla senza qualche impegno! E poi nell’immaginario figurato per migliorare si sale, non si scende. 
  Prima di fermarsi arrancavano in maniera chi inconsapevole, chi indifferente, chi timoroso. Tutti chiusi, però, un po’ diffidenti. Ma si sa, quasi mai tante solitudini fanno una compagnia. E dire che ognuno di loro sembra che abbia una vita “altrove”, una vita quotidiana che in apparenza vive serenamente, fatta di studio, lavoro, affetti, passioni, contraddizioni, progetti, insomma 'normale'.
  Però si trova anche qui… Avrebbe tante cose da fare, magari si era organizzata la giornata, prima che io lo strappassi alla sua convenzionale esistenza giornaliera. Qui ci si trova soli, senza appigli, a volte senza abbastanza speranze per andare avanti e senza nemmeno nostalgie e rimpianti per tornare indietro.
  La vita ti pone delle questioni quando meno te lo aspetti e soprattutto quando non hai le risposte pronte, non ancora, almeno. Allora devi improvvisare. 
  Ti sembra di vivere in una dimensione particolare, una realtà altra, altro clima, oggi diremmo quasi un “mondo distopico” ma naturale e altrettanto o perfino più reale, forse anche un po’ sgradevole e che mette a disagio. Ogni gesto, ogni scelta si riflette dall’una all’altra. Quelli che sembrano il vero e il verosimile si toccano, si fondono, si scambiano i ruoli, non c’è più differenza.
  A volte non abbiamo il pieno controllo dei nostri pensieri, riusciamo solo a inseguirli un po’ nei loro volteggi vorticosi, magari strappando loro qualche frammento illusorio, tuttavia senza mai riuscire ad afferrarli del tutto. Quelli non hanno regole; o ti adegui o lasci perdere.
  Ma si va avanti, il momento sembra propizio, l’umore un po' meno, però, in questo strano limbo laico dove tutto sembra possibile, tranne il probabile che avrebbe uno spiccato sapore di banalità a cui molti vorrebbero sottrarsi. Sembra di galleggiare in una languida impotenza mentre cerchi di scorgere qualche indizio rivelatore. Bisogna pur trovare la chiave per uscire da questa “impasse” creativa. 
  Intanto il tempo, quello “vero” (ma sarà veramente vero...?!) trascorre inesorabile, le ombre si allungano e devo tentare qualcosa.
  Provo a ravvivare l’ambiente pensando di lavorare un po' sui toni e sull’individualità delle figure, diversificando i tipi, nel tentativo di risvegliare un po’ di lucidità e schiarire qualche idea, poiché al momento perfino i sassi sembrano avere più presenza di tutto il resto che, neanche esso, brilla per vitalità. Eppure sotto questo velo di nebulosa e informe intuizione sembra di intravedere qualche segno, troppo vago, però, per azzardare anche solo un'interpretazione. 
  Cerco più in fondo ma è tutto così sfuggente, ambiguo.
  È difficile mettere a fuoco le idee quando non hai la percezione nitida e non sai a quale realtà esse appartengono. La tela assume i toni e i colori a seconda dei punti di vista che di volta in volta si alternano e passano senza lasciare traccia. Le possibili verità o presunte tali si susseguono, si intrecciano inafferrabili ma nessuna riesce a dare un “peso”, un "segno" alle cose.
  Visto che il panorama generale non aiuta e non determina nulla, provo a entrare nell'ottica delle figure. Ma ancora non c'è spessore neppure lì. Il qualunque fa il paio con l'inutile: a questo punto uno vale l’altro. Un'aria arrendevole che non porta da nessuna parte. Infatti. 
  Sembrano quasi le loro ombre le quali aspirano a qualche consistenza che non riescono a trovare o che nessuno dà loro. Intorno un variegato nulla su cui i pensieri e gli occhi vagano per qualche istante senza ragione.
  I punti di riferimento su cui si costruisce una composizione sono facilmente determinabili, non altrettanto quelli sui quali si fonda il suo senso e quello dei suoi elementi in particolare. Non è detto che nascano sempre insieme contemporaneamente, anche se in questo caso qualche traccia sembra esserci.
  Dapprima un'idea sembra buona, promette interessanti sviluppi, poi quando meno te l'aspetti, prende una piega tutta sua con cui fare i conti per poter proseguire. Cerca un suo come e un suo perché e tu devi assecondarla se vuoi venirne a capo.
  Mi arrampico su per vedere se può esserci qualcosa oltre quel muro e alberi che possa giustificare quella salita, nella speranza di liberare quei poveri malcapitati. Oltre quel limite potrebbe non esserci nulla perché nulla ci ho messo o nulla ho suggerito o lasciato sottintendere. O forse c’è qualcosa che ancora non vedo. Ma forse non lo saprò mai…
  Una lama di luce solare si affaccia nelle vicinanze della stanza per pochi minuti riverberando qualche bagliore prima di proseguire il suo cammino. È un banale dettaglio insignificante ma in un frangente delicato e particolarmente sensibile come questo è sufficiente per avviare un repentino e imprevedibile mutamento.
  Così si interrompe quel peregrinare semi fantastico, l’atmosfera si fa più dorata, l’aria più rarefatta, tutto sembra più chiaro, gli spazi si addensano, in questo nuovo livello in cui si è ora. Le ambiguità si diradano, l’ebbrezza del silenzio rende l’immaginazione più vivace, più reattiva e meno confusa, tutto ora è più credibile e possibile.
  Qualcosa è avvenuto, anche la scena sulla tela assume un aspetto più convincente, nella sua realtà forzata che adesso non è altro che un’estensione o, se preferite, un rivolto dell’altra realtà. Lì, ora, le cose cominciano a prendere quella consistenza che prima non avevano, evidentemente è cambiata l'ottica sotto la quale tutto appare diverso. La composizione può trovare ora una sua logica, qualunque essa sia; e con nuova lucidità (si fa per dire...) posso finalmente rianimare quel gruppo, rendere a ognuno la sua vita, il suo spazio e i suoi tempi. Tutto prende forma in maniera naturale, come se l’avesse sempre avuta e poi… 
  Ma già il vociare e i rumori della strada irrompono ad annunciare che è svanita l’atmosfera ovattata che avvolgeva tutto, finito il viaggio immaginario ma non troppo in quel mondo di lato sempre presente a chi aspira ad esplorare il meno ovvio, nella speranza di cogliere qualche briciola di “altro”.
  Ormai l'incanto è spezzato, si torna all'ordinarietà, a quelle figure che stanno ancora lì ma ora sembrano avere un senso e sono libere di svolgere il loro ruolo.
  Continueranno il cammino ognuno a suo modo, in solitudine, magari con nuove speranze o vecchie certezze ma sicuramente ignare del contrattempo vissuto, vittime inconsapevoli di un altrui momentaneo, straniante smarrimento in un tiepido pomeriggio di fine inverno.




Attraversando il giardino - studio



Attraversando il giardino - studio