Forse sono in
pochi a non avere sentito parlare di Antonio Lopez Garcìa, probabilmente l'ultimo grande
artista figurativo del XX secolo. Spagnolo, classe 1936, apprende i
primi rudimenti dell'arte dal padre, pittore anch'egli. I suoi primi
riferimenti artistici furono, tra gli altri, il Rinascimento studiato in Italia e
l'inevitabile Diego Velàsquez. Per qualche tempo si interessò,
certo a modo suo, anche al surrealismo, evidente in certe opere degli
anni '50 soprattutto, ma non era quella la sua strada. Riesce
comunque a creare delle strane atmosfere, con personaggi che si
librano stranamente nell'aria, figure che appaiono in qualche angolo
di stanza, in penombra, o frammenti di esse, quasi brandelli di una
realtà diversa che si manifesta silenziosa affiorando dalle
profondità della memoria. Si creano momenti di arcana emotività,
muti dialoghi tra cose o persone in cui l'interrogativo talvolta non
è il "come" ma il "perché", altre volte sembra
il contrario ma sempre la partecipazione è intensissima.
Tutto è ottenuto con una pittura
cruda, spesso scabra, colori dimessi e spesso polverosi, una pittura
di grande precisione realistica e raffinatezza, oltre la superficie.
La vena realistica, man mano, si intensifica sempre più, in aperta
opposizione all'arte astratta e informale che si va imponendo un po'
ovunque, all'epoca. Gli interni 'appaiono' in un clima di semplice
evidenza, di realismo puro, senza abbellimenti o aggiustamenti
"artistici". Ma la luce discreta e calibrata e l'approccio
alle cose come indagine sul loro ruolo e il modo di essere, eterne
questioni, fanno sì che ne scaturisca una scena che va al di là di
ciò che rappresenta.
Spesso si commette l'errore di credere
che il senso delle cose stia nel loro significato letterale, nella
loro funzione. Un bicchiere ha senso solo perché lo si usa per bere,
un nudo lo si dipinge per ammirarne le forme anatomiche armoniose,
per la sua bellezza e così via. In realtà ogni cosa evidenzia un
senso sempre diverso, non solo per il modo in cui viene espressa, ma
anche come si pone nei confronti degli altri elementi, lo stare nello
spazio, come risponde alle sollecitazioni della luce. Per Lopez
Garcia questo si traduce nell'analizzare la realtà minutamente,
stabilendo con precisione l'importanza di questo o quel dettaglio,
forse alla ricerca, appunto di "quel certo senso".
Così come le vedute delle strade e i
panorami urbani solitari, dettagliatamente realistici formano un
contrasto stridente con il loro irrealistico aspetto deserto, privo
di animazione apparente, tranne alcune eccezioni, ma non abbandonato.
Creano in tal modo una sorta di vita sospesa, un silenzio carico di
aspettative o disillusioni, secondo i punti vista. In ogni caso un
momento di riflessione senza l'assillo del vivere frenetico
quotidiano.
In questi brevi cenni, necessariamente
non esaustivi, vista la complessità e l'estensione temporale
dell'opera di Lopez Garcìa, bisogna anche dire che, a volte, i
risultati della sua ricerca non sono del tutto convincenti,
all'altezza delle aspettative. Un esempio per tutti può essere il
ritratto della famiglia reale spagnola di Juan Carlos I. Al
di là dell'ampio arco di tempo in cui si è dilungata la sua
esecuzione (circa vent'anni), e forse proprio per questo, l'esito non
è dei più felici, se pure si stia parlando di alti livelli - per
altri versi il dipinto è inappuntabile - per qualcuno una grande opera.
Si tratta, in definitiva, di un elenco
di personaggi freddi, senza spessore, a parte qualche accenno di
caratterizzazione. Sono dipinti, riprodotti, non vissuti, non "creati" dall'artista, immersi in una atmosfera gelida, quasi asettica, che
ne accentua la distanza. Un po' come quelle foto di gruppo che si
fanno nei matrimoni di parenti e amici, non servono a niente, solo
immagini di testimonianza. In quel ritratto non c'è vitalità negli
effigiati, non c'è vero interesse né coinvolgimento da parte
dell'autore. Ma possiamo sorvolare, questo non toglie nulla alla
grandezza di Lopez Garcìa; la storia dell'arte è piena di esempi
simili.
Lopez Garcìa mostra di voler cercare
con sincera partecipazione, nelle pieghe della realtà nuda e cruda,
quegli aspetti poetici e sottilmente misteriosi che pur non vedendosi
apertamente, si manifestano nell'intuizione dell'artista che con il
suo sapiente tocco, spesso ispirato, stimola e illumina quegli angoli
più reconditi e poco esplorati della sensibilità dello spettatore.