Balthus – La lezione di chitarra (fonte: www.settemuse.it)
Una strana scena: una donna seduta tiene sulle ginocchia in maniera scomposta una bambina seminuda e la maltratta violentemente, per terra una chitarra e poco distante un pianoforte. Sullo sfondo una parete tappezzata a righe verticali rosse e verdi. Nient'altro. L'immagine è di grande impatto visivo. Ma cosa avrà mai fatto quella bambina per meritare un simile castigo? Cerca di dimenarsi come può ma viene trattenuta per i capelli, sta per cadere e prova ad aggrapparsi alla scollatura della camicetta della sua aguzzina, la tira fino a scoprirle il seno che fuoriesce baldanzoso; ma quella non molla, afferra per una coscia la malcapitata decisa ad andare avanti fino a... Già, fino a dove, fino a cosa? E le cose stanno realmente così?
A ben guardare molti dettagli sembrerebbero andare in una altra direzione o in un'altra ancora. In realtà l'ambiguità, credo proprio voluta, regna sovrana. E non tragga in inganno il titolo del quadro: "La lezione di chitarra" (1934), perché qui di musicale non c'è praticamente nulla, nemmeno gli strumenti presenti, la chitarra è chiaramente un giocattolo viste le dimensioni e il pianoforte con quei tasti improbabili non potrebbe mai suonare nulla di decente. Quindi è ovvio che si tratta di una messinscena apparecchiata ironicamente per distogliere l'attenzione da ciò che avviene realmente, ma con l'intenzione scoperta e perfino un po' divertita di metterlo ancora più in risalto per contrasto.
Possiamo dire che nulla è ciò che sembra tranne l'immaginazione che lentamente si insinua e apre a una probabile interpretazione. Gli occhi socchiusi, le labbra serrate in una smorfia di sottile piacere; e poi quel seno è veramente uscito per caso dal décolleté della presunta insegnante?
Quella mano che indugia con apparente noncuranza troppo vicina al pube glabro e, anche qui, non casualmente nudo della bambina, per il resto vestita di tutto punto.
Quell' espressione trasognata e per niente terrorizzata, magari solo un po' stupita di partecipare a quello che sembra più un gioco che comincia a farsi pesante, un gioco proibito.
La povera ragazzina non poteva immaginare che sarebbe stata lei lo strumento della lezione. Sotto le mani sapienti della donna sente vibrare un mondo nuovo di sensualità nascente. E' smarrita. E' come in un rito di iniziazione, bisogna sottostare al suo svolgimento pena il castigo. Nella stanza aleggia un senso di sottile perversione accentuata da quella posa così teatrale e artificiosa... Ormai la fantasia ha preso il volo ed è facile scivolare in un registro voyeuristico-morboso che il quadro, benché malizioso, non merita o lanciarsi in spericolate argomentazioni da psicanalisti della domenica. L'autore, per sua stessa ammissione, voleva solo suscitare del clamore, attirare l'attenzione e lo ha fatto con quel suo modo un po' serio e un po' beffardo, condensando in una scena così plateale un insieme di sentimenti contrastanti, pensieri torbidi, intime passioni inquietanti. C'è riuscito talmente bene che il quadro, per eccesso di perbenismo un po’ ipocrita è stato esposto pochissime volte e in circostanze particolari. Quasi più criticato che visto. E anche la mostra in corso al Metropolitan Museum of Art di New York è un’occasione perduta per poterlo ammirare. Peccato.
Il nome Balthazar Klossowsky de Rola probabilmente non dice nulla a tanti, ma Balthus, dal nome con cui veniva chiamato da bambino, forse sì. Dico forse perché, non appartenendo ad alcun filone artistico e restando sempre appartato rispetto al corso dell'arte dell'ultimo secolo, non fa parte dei sentieri d'arte più battuti e più popolari. Eppure chi lo conosce impara presto ad amarlo perché riesce a tenere lo spettatore incollato ai suoi quadri alla ricerca di quel nonsoché che sfugge sempre ma si sa che c'è. Balthus (1908-2001), parigino ma di famiglia aristocratica di origine polacca, artisticamente è un solitario, indifferente ai cambiamenti e alle avanguardie che si andavano via via sviluppando intorno a sé lungo tutta la sua vita, ma che tuttavia non ignorava. Il suo stile è adatto ad esplorare e quindi esprimere un'interiorità arcaica, misteriosa, sensuale, inquietante ma senza dimenticare quella vena ironica che egli sapeva trovare nel fondo delle cose e delle persone, proprio come nella "Lezione di chitarra".
Diciamo che la maestra fa capire come deve suonare la chitarra alla sua alunna, il pittore ha capito tutto
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