Ho letto una recensione su "Repubblica" riguardante l'allestimento realizzato al Guggenheim Museum di New York da James Turrell famoso, dicono, per l'uso magistrale della luce. Più che un allestimento si direbbe una colossale scenografia, vuota, dove la scena è lo stesso museo.
Protagonista, appunto, la luce. Ma dov'è l'arte? A quanto pare se lo sono chiesto in molti visto che qualcuno parla di operazione mediatica ben orchestrata per attirare il pubblico e, sembra, riuscitissima. Non essendoci nulla su cui dare un'eventuale opinione l'unica differenza tra l'essere presenti o no sta nelle sensazioni che ricevono i visitatori che si sottopongono a quei giochi di luci. Molto divertente sembra.
Già da tutto questo si intuisce la megalomania dell'autore alla quale si accompagna altrettanta presunzione (dice che la sua luce è la rivelazione, ma sono convinto che non ci creda neanche lui, tutta scena appunto). Ha scoperto che il grande vuoto su di noi dà un senso di oppressione. Ma lasciando da parte gli atteggiamenti mistici che fanno tanto personaggio, la partecipazione dei visitatori sta nel provare quelle sensazioni sdraiandosi su dei materassini a contemplare il vuoto colorato sovrastante. Grande fantasmagoria di luci poi nulla. Più o meno simili giochi di luci nelle altre sale, ma l'arte dov'è?
Tutto questo mi ricorda quando, da ragazzini, giocando sui prati o in terrazza, alla fine per riposarsi ci si metteva distesi a faccia in su a guardare il cielo pieno di nuvole vaganti o di stelle luccicanti in quell'immensità nera della notte. Dopo un po' si aveva quella stessa sensazione straniante, quel senso di oppressione che ti fa sentire piccolo piccolo, quello smarrimento vertiginoso che genera ansia e ti fa voltare la testa in cerca di quei riferimenti terrestri così rassicuranti. Insomma quel misto di realtà e illusione a cui vuole alludere Turrell.
Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo fatto e facciamo questo genere di esperienza nella maniera più naturale possibile senza andare al Guggenheim Museum ma soprattutto senza che nessuno abbia mai pensato di chiamarla arte.
A proposito, al Guggenheim l'arte c'è: è quella di Frank Lloyd Wright, il grande architetto che lo ha costruito.
Nessun commento:
Posta un commento